Abraham: “Voglio la mia seconda coppa con la Roma. Mourinho? É come se fosse mio zio”

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ROMA. Alla terza finale europea consecutiva, poco importa se vista dalla tribuna con il Chelsea o se interpretata da attore protagonista nella prima delle due con la Roma, Tammy Abraham si augura che la conclusione sia sempre la stesso. Con la Coppa in mano, come accaduto con la Champions alzata con il Chelsea a Oporto nel 2021 e con la Convention League sollevata lo scorso anno in giallorosso a Tirana. All’appello, per completare il tris, manca l’Europa League, prossima preda della caccia grossa di trofei continentali del ragazzone nato e cresciuto nel quadrante meridionale di Londra.

Tammy Abraham, ma non aveva paura di essere dimenticato dalla sua Inghilterra una volta emigrato all’estero?
«Sicuramente period una delle cose a cui pensavo prima di andarmene dall’Inghilterra. Sapevo che sarebbe stata dura, ma non ho rimpianti. Sono arrivato in un membership incredibile, completamente diverso da quello a cui ero abituato. L’anno scorso ho avuto la fortuna di vincere la Convention League e quest’anno mi trovo in finale di Europa League. Mi piacerebbe alzare due trofei in due stagioni consecutive alla Roma»

Come l’incontro con Mourinho ha cambiato il calciatore Abraham?
«L’ho sempre chiamato il mio zio di Roma. Mourinho sa come gestirmi e approcciarsi con me. Anche se sto giocando la migliore partita della mia carriera si avvicina e mi cube che devo fare ancora meglio. Da calciatore posso dire che ti serve una persona che ti sproni quando stai facendo bene e ti aiuti quando stai facendo male. E lui è una di queste».

Quella dello scorso anno per lei è stata una stagione trionfale con 27 reti. In questa stagione, invece, non sta trovando il gol are available quella passata. Si è prefissato di riscattarsi in finale?
«Sicuramente come centravanti il mio obiettivo è quello di segnare più gol possibili, ma alla effective oltre a segnare voglio vincere trofei. Siamo arrivati alla effective di una stagione lunga e dura per tutti. Abbiamo combattuto per arrivare in finale e adesso siamo fiduciosi di vincerla. Il mio obiettivo è sempre quello di aiutare i miei compagni nel miglior modo possibile, che sia segnando oppure giocare da centrale di difesa per proteggere la porta. L’importante è vincere l’Europa League, sono fiducioso ed emozionato».

Si è ambientato bene a Roma in questi due anni, ma crede che il risultato della finale di Budapest possa influenzare la tua permanenza in giallorosso?
«Quando sono arrivato non credo che nessuno si aspettasse di vedere la Roma in due finali europee consecutive. Al mio arrivo dissi che il mio sogno period di aiutare un membership fantastico come la Roma advert alzare trofei e sono stato abbastanza fortunato nel riuscirci. Voglio farlo di nuovo. Poi vedremo cosa accadrà in futuro. Tutto quello che succede tra il membership e il futuro è nelle mani di Dio».

Che cos’è cambiato a livello tattico dalla prima alla seconda Roma di Mourinho? Sembra quasi, vedendo il suo differente bottino di reti, che lei giochi in un altro ruolo…
«Non lo so, sono arrivati altri giocatori con caratteristiche numerous da quelli dello scorso anno, forse più adatti a uno stile di gioco diverso. La cosa più importante per noi è che dobbiamo difendere come squadra, ovviamente da attaccante a volte è fastidioso giocare in questo modo perché uno vorrebbe sempre avere la possibilità di segnare. Come ho già detto, però, farei di tutto per la mia squadra e noi attaccanti dobbiamo essere i primi a sacrificarci per aiutare i nostri compagni. Questa penso sia l’unica differenza».

Cosa pensa un giocatore quando va all’estero va all’estero? Andare lì per migliorare e tornare più forte, oppure pensare di rimanere? Quando riguarderà la sua carriera, guardando indietro a questa parentesi italiana, cosa ne penserà?
«Sono sicuro che quest’esperienza che già oggi apprezzo moltissimo la potrò assaporare col passare del tempo. E mi gratificherà l’concept di aver vissuto in una città fantastica come Roma e di essere migliorato come giocatore. Non ho rimpianti, anzi se dovessi tornare in Inghilterra vorrei portare con me tutto quello che ho imparato in Italia. Amo il cibo, la gente, la storia e il clima di Roma e dell’Italia».

Come commenta quello che è successo durante Valencia-Actual Madrid, e anche dopo, a Vinicius?
«Non sono cose belle da vedere. Può essere solo una piccola parte del pubblico, ma anche poche persone possono dare fastidio. Noi siamo più di semplici calciatori: siamo persone, abbiamo emozioni che influenzano. Non dovremmo più vedere manifestazioni del genere. So che in Spagna, ma non solo, stanno facendo qualcosa per migliorare la situazione e punire severamente i colpevoli».

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